#Io resto a casa con paura e angoscia: come me la cavo?

“E la gente rimase a casa
e lesse libri e ascoltò
e si riposò e fece esercizi
e fece arte e giocò, imparò nuovi modi di essere
e si fermò…”

Siamo a casa per giocare il nostro ruolo importante nella competizione con il coronavirus. Un piccolissimo elemento della natura, invisibile e non pensante, contro un altro elemento della natura: noi.
La reazione di paura in questo momento non è patologica: nella maggior parte dei casi si tratta di una funzionale reazione adattiva a fronte di un reale pericolo.  
E poi c’è l’angoscia: quella sensazione di pressione al petto che ci coglie quando siamo disarmati di fronte all’incerto: il virus c’è ma non si vede, gli interventi ci sono ma gli effetti si vedranno nel tempo. Chi non prova un po’ di angoscia?

Però troppa paura e troppa angoscia non ci fanno bene: si manifestano con sensazioni spiacevoli nel corpo, non ci fanno stare bene con noi stessi e con chi abbiamo vicino.
Mentre se sono “un pochino”, ci attivano quanto serve per essere presenti sul posto, responsabili, efficaci: ci aiutano ad attivare le nostre risorse (e le abbiamo!)

Ecco poche indicazioni strategiche per aiutarci a cavarcela:

1)  aggiornamento sì, ma evitare l’eccesso della ricerca di informazioni su vari canali: la continua immersione nella notizia  toglie l’aria!
2)  condividere vissuti e racconti, ma senza eccedere nel parlarne e parlarne, altrimenti facciamo lievitare oltremodo l’angoscia nella nostra pancia;
3)  nel resto del tempo fare altro e goderne! Come faccio a essere triste o spaventato e gioire contemporaneamente? Walt Whitman diceva “mi contraddico? Certo che mi contraddico! Sono grande, contengo moltitudini”.
4)  Usare gesti e parole di gentilezza reciproca, per fronteggiare insieme lo stress dell’isolamento forzato.

Ricordiamoci che anche tutto questo cambierà, perchè è la naturale evoluzione delle cose.
Per dirlo con Shakespeare: “Non c’è notte che non veda il giorno”.

“qualcuno incontro la propria ombra
e la gente cominciò a pensare in modo diverso e guarì.
….e anche la terra cominciò a guarire
e quando il pericolo finì
e la gente si ritrovò
si addolorarono per i morti
e fecero nuove scelte
e sognarono nuove visioni
e crearono nuovi modi di vivere…”
                (Kitty O’Meara, )